
Ho appena finito una discussione, dai toni mantenutisi tenui, con un ragazzo figlio di pinochetisti, nonni militari e tutto quanto. Lui sonstiene di non essere né da una parte né dall'altra, ne credente né ateo, ma agnostico, insomma né carne né pesce. Ma non è questo che mi ha sconvolto.Gli ho chiesto: ma tu cosa ne pensi di questa nostra generazione senza più ideologie, senza credenze né concetti che permettano una visione olistica del mondo?
E lui ha sorriso, e èroprio felice mi ha detto: mi sembra una cosa magnifica, spettacolare. Io ho i miei valori e indiviadualmente li porto avanti, sono vegetariano, ieri sera mi sono fermato a offrire un succo a una vecchietta che chiedeva soldi in metrò, e mi sa sentire bene, ma non imporrei a nessuno di condividerli. Se uno si voglia comportare di merda che lo faccia. Me incanta poter dire un giorno di aver fatto parte di quella generazione che non ha creato niente, che ha mandato a farsi fottere tutti i valori tradizionali, che non ha bisogno di credere in nulla se non nelle capacità dell'individuo. E neanche questo mi ha sconvolto, ho continuato a ribattere convinta.
A questo punto gli ho risposto coi fiocchi, insomma, credo, anche con dei buoni argomenti, e ci siamo divertiti entrambe ad addentrarci in questa assurda discussione, fatta in un baretto poco illuminato su una spoglia arteria a sud di Santiago, bevendo Escudo a 1200 pesos, dove il rumore del traffico si mescolava a quello di una pioggerellina, anche lei senza alcun valore. Poi prendiamo la metro, e mi dice che lui senza televisione non può stare, che in casa sua ce ne sono 4, e ognuno, la sera, i guarda la sua. Mi dice che lui riesce a lavorare al suo piccì solo con la tv accesa, e magari anche la musica. Mi dice che il silenzio lo disturba, lo distrae. E iniziamo a parlare di quali siano le teleserie più belle: Dr House, i Simpson, Friends...E neanche questo mi ha sconvolto.
Poi scende a qualche fermata prima della mia, e io rimango contenta d questa discussione con qualcuno con convinzioni tanto lontane dalle mie.
E a un certo punto, tra la fermata Plaza des Armas e Santa Ana, mi passa un cazzo di pensiero in testa: ma io, con tutte le mie belle parole, in cosa essenzialmente sono diversa da lui? Solo nel fatto che lui se la vive bene e io percepisco questo vuoto generazionale come un peso invece che come un aleggerimento? E allora l'abisso del dubbio mi ha fatto sentire parte come non mai di quell'europa decadente che ho lasciato a qualche ora di volo di distanza. E l'abisso si è aperto, nero, invitante, sotto di me.
A quale ideologia universalizzante possiamo aggrapparci? Riusciremo a inventare qualcosa dii nuovo prendendo le giuste distanze da queste ideologie binarie e agonizzanti?
Nessun commento:
Posta un commento